Genova, 26 settembre 2009
C’è chi si trova per mare per una scelta di vita, chi per cambiare “aria” e dare un taglio col passato, chi per provare qualcosa di nuovo e chi, non in ultimo per questioni puramente economiche.
Andando per ordine e dando un occhiata hai posts precedenti di questo blog sono da sottolineare le molteplici opportunità di lavoro a bordo, e con esse va da se lo stile di vita che poi si può mantenere.
Tante volte tra le citate possibilità è un mix di esse ad essere il vero motivo, in altre ne spicca una più delle altre.
Come in tutti gli ambienti c’è chi ambisce a far carriera, chi si cimenta con i più disparati mezzi per mettersi in buona luce, ma anche chi rimane estraneo a tante logiche che poi cosi logiche alla fine non sono.
Per aumentare le variabili si deve aggiungere anche la motivazione che deriva da un mix di situazioni è gioca anch’essa un ruolo importante in questo, come in qualsiasi altra situzione di lavoro.
Per me in questo momento (ma anche abbastanza prima), la cosa ha toni un po’ diversi e trasversali tra le ipotesi citate.
Il buon guadagno raggiunto con il tempo e la possibilità di avere pause ampie tra un contratto e un altro; mi permettono di impiegare il molto tempo libero che si addensa tutto insieme in viaggi di diversi mesi che difficilmente si potrebbero fare con altri impieghi.
Driving Taxi – Cristobal, Panama ‘06
Una passione quindi che può essere coltivata in maniera estesa e soprattutto senza il fiato sul collo di giorni contati per il ritorno a lavoro.
Una vita che si fà a due ritmi diversi, tra i periodi a bordo e quelli a terra.
Tanti discorsi che si fanno qui, non m’interessano un granchè, commenti sul lavoro, su torti o ragioni di questo o di quello, di situazioni legate al gossip di bordo.
Meglio parlare d’altro nei momenti liberi, pensare a qualcosa di diverso come ad esempio un viaggio da iniziare a pianificare, vedersi un film o leggersi un buon libro, estraniarsi insomma.
Stride con il mio pensiero quindi, l’idea del lavoro sulle navi come una missione, come un obbiettivo, io la vedo piuttosto come un opportunità, cosa che purtroppo altre situazioni sulla terra ferma, almeno quelle con cui sono stato a contatto di recente non possono in questo momento dare.
Insomma, l’equilibrio ancora regge con una bilancia con l’ago vicino al centro.
Ma non bisogna guardare solo all’equilibrio, i pesi in gioco possono essere uguali sui due piatti, ma di qualità molto differenti tra loro.
Meno male ch’esiste il libero arbitrio …
Man mano che affini l’esperienza del lavorom a bordo col passare degli anni, ti stai specializzando come professionista? Citi il fatto di “fare carriera” nei lavori a bordo. Sono curioso perche’ non ne so niente, mi potresti fare un esempio?
“Meno male ch’esiste il libero arbitrio …”
Ecco, non sono molto sicuro di cio’… :P
Semplicemente, come in tutti gli ambienti di lavoro si può, con l’accrescere dell’esperienza guadagnare qualche cosa in più … Alcuni magari partono come animatori, poi diventano capi, poi assistenti direttori di crociera per arrivare infine ad essere direttori, con una bella differenza di guadagni dal primo stipendio.
Il fatto è, poi se uno vuole effettivamente rimanere per periodi lunghi o lunghissimi a bordo, e qui entra in gioco il libero arbitrio ;-)
E’ quasi tempo di vacanze ! B-)